🇷🇴 ILIE NĂSTASE “NASTY”

Năstase: «Nessuno mi ha mai capito. Per voi intelligenti è facile essere intelligenti. Allora provate a immaginare com’è facile per me, un balordo, essere balordo»

Il 23 agosto 1973   quando l'Atp pubblica per la prima volta le classifiche computerizzate, Nastase è il primo numero 1 della storia. L'Italia sorride con i suoi pupilli: Adriano Panatta è numero 8 e Paolo Bertolucci 12.

CLASSIFICA RANKING 1973

Il 17 dicembre 1973     l'Atp pubblica il primo ranking di fine anno della sua storia. Ilie Nastase è primo con una media punti a torneo pari a 10,41

secondo è John Newcombe con 8,29, terzo Jimmy Connors con 7.35, quarto Tom Okker con 6,98. Che guarda caso sono anche i quattro semifinalisti dell'appena concluso Masters. Gli altri top 10 sono Smith, Rosewall, Orantes, Laver, Kodes e Ashe. Panatta è numero 14, Bertolucci 20, Zugarelli 69 e Barazzutti 76.

Il 1973 è una delle stagioni più ricche, intense, particolari, ma anche scandalose e sconvolgenti della storia del tennis.

E' l'anno del boicottaggio di Wimbledon, della battaglia dei sessi, dello Slam rosso di Ilie Nastase, della prima super-sfida tra Borg e Connors e della nascita delle classifiche mondiali redatte dal computer.
La guerra tra federazione internazionale e Wct è sempre all'ordine del giorno. Preoccupata per la firma che l'organizzazione texana di Lamar Hunt strappa a Cliff Richey, all'epoca uno dei tennisti di punta e membro della squadra americana di coppa Davis, l'Itf cerca di porre rimedio stringendo un accordo con il Wct e consegnandoli di fatto quattro mesi del suo calendario: dall'Open d'Australia, il Grand Prix ripropone tornei soltanto da maggio in poi, lasciando per quattro mesi spazio alla spietata concorrenza.
Tuttavia, appena composta su questo fronte, la guerra scoppia in un altro settore molto delicato, quello della neonata Associazione giocatori, ovvero l'Atp. Il sindacato dei tennisti, un'idea che Jack Kramer trasforma in realtà solo un anno prima, non ha ancora i meccanismi ben oliati e non pare in grado di darsi un'organizzazione efficiente. Ma a giugno del 1973 si verifica un episodio che dà forza e unità ai giocatori. La goccia che fa traboccare il vaso è il provvedimento di squalifica inflitto dalla federazione jugoslava a Nikola Pilic, che rifiuta la convocazione per un incontro di Coppa Davis, preferendo disputare un altro torneo. La squalifica (originariamente di tre mesi, ridotti poi a uno) viene ratificata dalla Itf e dagli organizzatori di Wimbledon che quindi non accettano l'iscrizione di Pilic ai Championships.
Di fronte a questo affronto, i giocatori reagiscono con grande determinazione e sorprendente compattezza. Settantanove degli ottantatré membri dell'Atp decidono di non disputare Wimbledon. Pochissime le eccezioni: il rumeno Nastase che è il più forte del mondo, l'inglese Roger Taylor e tutti i giocatori dell'Europa dell'Est che non solo non sono iscritti all'Atp, ma devono seguire alla lettera gli ordini delle loro federazioni. Comunque sia, il torneo non ne risente, ha tantissimo pubblico e sono proprio due giocatori dell'Est, il cecoslovacco Jan Kodes e il georgiano Alex Metreveli, a qualificarsi per la finale, vinta in tre facili set da Kodes. Il boicottaggio di Wimbledon segna sul piano pratico la nascita dell'Atp - Cliff Drysdale è il primo presidente e Jack Kramer il primo direttore esecutivo -  che da quel momento diviene una componente fondamentale dell'organizzazione tennistica.

Ma facciamo un passo indietro. L'anno inizia con la vittoria di John Newcombe all'Open d'Australia, conquistato a mani basse, battendo in finale il neozelandese Onny Parun. Stan Smith poi impone la sua legge nel Wct, conquistando 6 tappe su 11, più le finali di Dallas su Arthur Ashe. Ma il dominatore assoluto della stagione risponde al nome di Ilie Nastase che arriva a Wimbledon con in tasca già 10 tornei. Tre se li aggiudica nel circuito di Bill Riordan, utilizzato da Connors per farsi le ossa (a Omaha e Washington Nastase vince in finale proprio su Jimbo). Poi sbarca in Europa nel circuito del Mediterraneo imponendosi a Barcellona, Madrid e Firenze, battendo sempre in finale l'ottimo Adriano Panatta che si vendica il 12 maggio quando supera Nastase in finale sulla terra di Bournemouth. E' un grande successo per il romano che poche settimane dopo gioca la sua prima semifinale a Parigi, dopo aver fatto fuori negli ottavi l'astro nascente Bjorn Borg, perdendo però malamente da Pilic.
Ma l'impresa delle imprese del rumeno è quella di diventare il primo giocatore della storia a conquistare in meno di due mesi i tre tornei sul rosso più importanti di tutto il circuito. Sbanca Monte Carlo sul giovanissimo Bjorn Borg, vince Parigi senza perdere set su Nikola Pilic e infine (quell'anno Parigi precede Roma) fa terra bruciata anche al Foro Italico seppellendo con un triplice 6-1 Manuel Orantes in finale. A Wimbledon il rumeno è di gran lunga il favorito numero 1: vuoi per la rinuncia di tutti i più forti, vuoi perché la finale persa l'anno prima con Smith grida ancora vendetta e vuoi perché domina il torneo del Queen's. A Church Road vince i primi tre turni molto facilmente su Plotz, Molina e Sakai, ma agli ottavi non riesce a controllare le traiettorie maligne di Sandy Mayer lo attacca dalla prima all'ultima palla eliminandolo in quattro set.

La delusione, in un animo guascone come il suo, svanisce presto. Vince ancora sei tornei, stabilendo un record mai più superato di 16 titoli in stagione.

E' l'anno dei record di Ilie Nastase che vince 16 tornei tra cui Barcellona, Monte Carlo, Madrid, Roma, il Roland Garros, il Queen's, Cincinnati e il Masters di fine anno.

Ma prima che la stagione vada in archivio, tra ottobre e la fine di novembre, altri tre appuntamenti risultano d'importanza storica: il 20 ottobre all'Astrodome di Houston, davanti a 30.472 spettatori, va in scena la più sensazionale battaglia dei sessi della storia dello sport. Da una parte la leggendaria Billie Jean King, numero 1 del mondo a fine 1972, e dall'altra Bobby Riggs, 55enne ex numero 1 del mondo e vincitore nel 1939 dell'ultima edizione di Wimbledon prima della Guerra. Battendosi come una leonessa, Billie Jean King sconfigge in tre set (6-4 6-3 6-3) Riggs, noto anche per la sua passione per le scommesse. Non sapremo mai se Riggs abbia puntato qualche biglietto verde sulla propria sconfitta, ma rimane il fatto incredibile dell'impatto che quell'avvenimento ha sulla storia del tennis e soprattutto sulla storia del tennis femminile.
Il 10 novembre a Stoccolma va in scena il primo testa a testa tra Bjorn Borg e Jimmy Connors, la coppia di rampolli che scalpita alle spalle dei più forti, pronti al salto di qualità che sarebbe avvenuto pochi mesi dopo. I due si affrontano in semifinale e vince Borg al tie-break del terzo set dopo essere stato sotto di un break (4-3 e servizio Connors) nel set decisivo. Il 30 novembre, a Cleveland, inizia una storica finale di coppa Davis che l'Australia vince di schianto per 5-0 sugli Stati Uniti schierando la più forte formazione di sempre: Rod Laver e John Newcombe (vincitore a settembre dell'Open degli Stati Uniti) titolari in singolare e doppio, Ken Rosewall e Mal Anderson in panchina.
La stagione dei tornei si conclude all'Hynes Auditorium di Boston per la quarta edizione del Masters che celebra il terzo successo consecutivo di Nastase. Il rumeno inizia male, perde il match inaugurale contro Tom Gorman ma viene graziato nell'ultima giornata da Kodes. La vittoria del ceco promuove alle semifinali Nastase che poi sconfigge Connors e Okker in una finale risolta in quattro set.

CERUL GALBEN ILIE , una valigia arte e follia 

Quando è nato, ha raccontato sua madre, il cielo non era azzurro. Era giallo, come mai prima. Ha chiama quel figlio venuto al mondo nel segno dell’eccezionalità Ilie, l’equivalente di Elia, il santo che fa scendere il fuoco dal cielo e siede alla destra di Dio.

Lui, primo atleta che dalla Cortina di Ferro riesce ad avere un impatto davvero globale, il fuoco lo accende con una racchetta. “Il pubblico pagava il biglietto. Aveva diritto allo show”. Lo show di Ilie Nastase.

I primi anni sotto il regime
Ilie nasce a Bucarest nel 1946, sesto figlio di una guardia giurata della banca nazionale e di una casalinga arrivati in Romania dalla Moldavia. L’istituto per cui lavora papà Gheorghe assegna alla famiglia una casa nell’area dei campi da tennis reali, in quello che il regime comunista ha appena ribattezzato Tennis Club Progresul. Il piccolo Ilie sembra gradire più il calcio all’inizio.È suo fratello Costantin ad avviarlo alla racchetta.
A diciassette anni Ilie si arruola nell’esercito, ma in sostanza si limiterà a partecipare a qualche parata e a qualche foto in divisa. Privilegi che pagherà anni dopo, quando invano si candiderà a sindaco di Bucarest e verrà accusato di essere stato un amico di Ceausescu e un informatore della polizia segreta.

Nel 1959 vince il titolo nazionale juniores a Cluj, città universitaria che negli ultimi anni è arrivata ai vertici del calcio rumeno grazie a Maurizio Trombetta, attuale collaboratore di Guidolin all’Udinese, che l’ha portata a vincere lo scudetto e la Coppa di Romania e a battere la Roma al debutto in Champions League.

Debutta in Davis nel 1966 contro la Francia: perde sia i due singolari sia il doppio con Ion Tiriac, l’uomo che gli segnerà il destino. “Non è possibile parlare di Nastase senza parlare di Tiriac, come di Patroclo senza Achille” scrive Gianni Clerici. “Tiriac, atleta di forza e resistenza belluine, campione di tennis si improvvisa. Di quel ragazzino che gioca solo a mezzi lob, tocchetti e rincorse, Tiriac si improvvisa coach, fratello maggiore, manager. “Se Tiriac usa la sua racchetta come la clava di un cavernicolo, Nastase pare Aramis”. Nel 1970 vince il suo primo torneo importante, a Roma. Due anni dopo Aramis diventa Nasty.

Con gli australiani al crepuscolo, a rivaleggiare con Arthur Ashe e Stan Smith si presentò un rumeno pittoresco, di nome Ilie Nastase, guidato da una specie di Mangiafuoco, Ion Tiriac. Erano sbarcati sulla coste dell'Adriatico con le valigie di cartone per giocare i primi tornei professionistici in Italia, Spagna e Francia. Tiriac, modesto giocatore, avrebbe guidato per mano non solo la carriera di Nastase, ma anche quella di Guillermo Vilas, Henri Leconte e poi Boris Becker; Nastase invece sarebbe diventato un sublime artista della racchetta, un giocoliere inarrivabile, dal carattere ribelle in perenne guerra con l'establishment tennistico, fino a meritarsi, insieme a multe e squalifiche, l'ingombrante soprannome di "Nasty", ovvero osceno, indecente, sgradevole, perfino disgustoso. Istintivo, sensibile, Nastase è sì ricordato per il suo sconfinato talento e per le sue vittorie, ma anche per quelle gettate al vento per colpa di un carattere instabile e sempre in bilico. 

Quando fu cacciato dal Masters di Stoccolma del 1975 per aver fatto perdere la testa a uno pacato come Arthur Ashe, chiamandolo "NEGRONI" raccontò la sua triste verità: "E' più forte di me. Qualcosa mi scatta dentro e devo parlare, scherzare, protestare. Lo so che fa imbestialire i miei avversari, ma la faccenda finisce per danneggiare soprattutto me. Sono così, sono un balordo". Lo stesso comportamento che avrebbe poi caratterizzato la carriera del ribelle John McEnroe, ma con ben altri risultati.  
Ma gli spettacoli più eclatanti li riserva per il pubblico che forse più di ogni altro vuole lo SHOW, per i newyorchesi che hanno odiato e poi amato il suo amico poi nemico Connors e idolatrato McEnroe. Nel 1976, a Forest Hills, affronta al secondo turno il modesto tedesco Hans Pohmann che nel terzo set chiama per tre volte l’intervento del medico per crampi. Dopo l’ultima, sul 5-3 per il rumeno, Pohmann annulla quattro match point. Nastase vince il set al tiebreak e porta a casa il match. Ma negli spogliatoi insegue il tedesco e lo accusa di essersi comportato da nazista.

NĂSTASE - MCENROE
Tre anni dopo, il guitto ha ormai 33 anni. Gli Us Open si sono spostati a Flushing Meadows. E il secondo turno tra Nasty e McEnroe promette spettacolo. 
La stampa aveva montato la partita come si fa negli incontri di pugilato. E il pubblico ottenne proprio quello che si aspettava.

Per due set scorre tutto tranquillo. Ma nel terzo il pubblico continua a fare rumore e Nasty protesta facendo quasi più rumore di loro. Su una palla break fa perdere tempo a McEnroe e il giudice di sedia Frank Hammond gli assegna un punto di penalità. Sul 3-1 nel quarto, la scena si ripete: Hammond applica il regolamento e dà il game a McEnroe. Il pubblico va fuori di testa. “John ci mise del suo e a quel punto cominciammo a dare i numeri tutti e due” ricorda ancora Nastase. “La partita piombò nel caos. Per diciassette minuti, con le lattine, i bicchieri di carta, le cartacce e perfino le bottiglie che piovevano sul campo, con la polizia che era arrivata per contenere un’eventuale sommossa, io che non la smettevo di urlare, John che non era da meno, la folla se la prese con Frank e Frank perse completamente il controllo della situazione”.
Hammond ordina a Nastase di riprendere il gioco, ma Nasty non vuole. L’arbitro allora lo squalifica e il pubblico, che si sente defraudato dello show, non la prende certo bene. Il direttore del torneo prende allora una decisione eccezionale: sostituisce il giudice di sedia con Mike Blanchard, il giudice arbitro, cancella la squalifica e fa terminare la partita. McEnroe vincerà quel match e il suo primo Us Open. A fine match, Nastase si avvicina a SuperBrat e con suo grande stupore lo invita a cena.

Le ultime recite

Gioca la sua finale a Bologna, nel 1981. Il direttore del torneo è Cino Marchese lo blocca mentre sta prendendo un aereo da Heathrow per Israele, dove era iscritto a un torneo, grazie all’aiuto del caposcalo della El Al all’aeroporto londinese.

Il torneo si gioca indoor, nel palazzetto che ospita le partite di basket della Virtus che, la domenica della finale, si rifiuta di giocare di sera.Di conseguenza, la sfida per il titolo viene riprogrammata di mattina e Nastase si presenta in campo, davanti al sindaco e alla giunta presenti in tribuna, in pigiama, ciabatte e cuffia da notte. Perde da Sandy Mayer e vorrebbe ripresentarsi con la stessa tenuta alla premiazione, ma Marchese lo convince a desistere.

Nastase, però, non può chiudere così.
Al Roland Garros 1983 Thomas Hogstedt. Conduce senza problemi, ma a un certo punto chiede al giudice di sedia di chiamare il supervisor Jacques Dorfmann che ha l’ufficio vicino al campo 1 e per questo programma sempre lì gli incontri di Nastase.
“Hogstedt ha fatto un lob” gli spiega il giudice di sedia, “Nastase ha lanciato la racchetta, ha colpito la pallina che è rimbalzata nella metà campo di Hogstedt”. “Non hai dato il punto a Nastase?” domanda Dorfmann. “No!”.
Arrivato in campo, il supervisor si rivolge a Nasty: “Sono 25 anni che giochi a tennis, dovresti sapere che non puoi fare punto se non tieni la racchetta in mano”. “Sì, lo so” gli risponde Nastase, “volevo solo metterti al corrente che ero riuscito a fare un colpo talmente incredibile”
Anche il supervisor aveva diritto allo show.

🎥"NASTY"🎬

  More than just tennis

Ilie Nastase è tra i campioni del Novecento che hanno rivoluzionato il tennis, ma nessuno come lui ha cambiato il modo di stare dentro un campo da tennis. A un certo punto degli anni Settanta decise che ne aveva abbastanza della realtà e diventò Nasty, l’equivalente, scrisse Gianni Clerici, del milanese carogna. Diventò semplicemente ciò che era nella sua natura essere, pensando di meritarselo dopo le vittorie Slam di Parigi e New York, una finale di coppa Davis e il primo posto, da primo tennista dell’era open, classifica Atp.

come recita il sottotitolo del documentario di Tudor Giurgiu, Cristian Pascariu, Tudor D. Popescu, che salta avanti e indietro nel tempo e intreccia con cura materiale d'archivio e interviste di oggi allo stesso Nastase e a campioni di diverse generazioni.

Nasty ci offre un ritratto umano di un tennista umorale ma generoso, carismatico e dotato di senso dell'umorismo, con i tempi perfetti del comico. In questo racconto avvolgente, a contare sono specialmente le relazioni con compagni e rivali. A partire dall'amico Ion Tiriac, tennista rumeno di una decina d'anni più grande, diversissimo per carattere, con cui dà vita a spassosi battibecchi oggi come allora. E poi la stella afro-americana Arthur Ashe, che dopo aver perso contro Nastase la finale degli US Open lo elogia invitandolo però a comportarsi meglio se vorrà raggiungere l'eccellenza (e Ilie in risposta gli sventola davanti l'assegno del vincitore). In un'altra partita, i due vengono entrambi squalificati, primo e unico caso nella storia del tennis, ma la mattina dopo Nastase gli chiede scusa in hotel con un mazzo di fiori. Con Jimmy Connors, altro 'ragazzaccio' come lui, l'intesa è invece naturale e i due giocano anche insieme in doppio, trasformando spesso i loro match in uno show («Non sapevo mai come Ilie avrebbe colpito la pallina, poi ho capito che non lo sapeva nemmeno lui»).

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